Tradizionalmente, per celebrare questo giorno, si fa una parata militare davanti dal parlamento (ad Atene) e nelle strade principali (nelle altre città).
Nella festa nazionale precedente però, il 28 ottobre 2011, diverse migliaia di persone hanno attaccato i politici e i funzionari governativi durante le parate in tutta la Grecia.
Alcune parate sono state cancellate. L'ex primo ministro George Papandreou è stato costretto a rassegnarsi pochi giorni dopo e fu sostituito da un non eletto Banchiere, Papademos Loucas...
Il 25 Marzo 2012:
Più di 7.000 poliziotti, 40 squadre anti-sommossa, l' agenzia antiterrorismo e i servizi segreti greci (EYP) hanno orchestrato una gigantesca operazione per evitare che i cittadini greci partecipino alla parata militare per la commemorazione della Giornata dell'indipendenza ... greca!
Obiettivo: "non mostrare che la gente sia arrabbiata e siccome non si puo non mostralo... NON MOSTRARE LA GENTE!"
Le autorità hanno chiuso un'area di diversi chilometri quadrati di tutto il Parlamento consentendo l'accesso solo ai giornalisti accreditati e manifestanti filo-governativi. Alcuni di loro hanno ammesso che sono stati portati nella zona con gli autobus.
Per completare il quadro del terrorrismo statale: Sui terrazzi dei pallazzi che stanno vicino stanno dei cecchini.
Tutto il resto è andato più o meno come in nord Corea...
Sotto traducco il testo di un giornalista greco (da quelli che gli rimane un po di dignità e hanno ancora un paio di coglioni - licenziato quando ha fatto un film documentario ("debtocracy") parlando contro il sistema che lui chiamava "debitocrazia")
"Senza accreditamento all'anniversario di una rivoluzione
Cinque del mattino a piazza Syntagma. Un misto di perversione professionale e insonnia mi ha inviato con la fotocamera all'esterno del parlamento. Sulle decine di sedie vuote in attesa per i funzionari hanno già messo i cartellini che spiegano in quale punto si siede ogni signore del luogo: Il Primo Ministro, il Presidente della Camera, l'arcivescovo ... il Presidente del LAOS (spiego: partito di estrema destra che si trova nella coalizione che appoggia il governo) ecc. L'elenco dei non-eletti in posizioni di potere (o degli eletti che si trovano in posizioni più elevate rispetto a quelle in cui l'elettorato li ha inviati) sembra che cresca anno dopo anno.
Ho il sospetto che ad un certo punto chiederano di vedere il mio accreditamento giornalistico - la quale non ho - e mi rimuoveranno dall'area con piccole o più grande dosi della cortesia poliziesca. Ma non succede niente. Per le prossime sette ore mi muoverò senza paura tra le migliaia di poliziotti e poliziotti, senza che nessuno consideri di chiedere di vedere la mia identità. Faccio una visita alle posizioni ufficiali, registro i camion della polizia che portano più sbarre e vagabondo mio sonno tra un mare di caschetti azzurri.
Dopo le sette del mattino, la monotonia del blu delle divise si rompe, improvvisamente, da piccoli tocchi di altri colori, creando un'atmosfera quasi... d'amore. Decine di ragazzi e ragazze formano gruppi in varie parti della piazza. Ridono e parlano uno con l'altro. Se però dai un po d' attenzione ti rendi conto che spesso salutano qualcuno in divisa e si dividono in piccoli gruppi in ordine, anche se tutti sembrano di conoscersi.
Al di là di ogni dubbio la nuova generazione di poliziotti in borghese è notevolmente migliorata, ma ha ancora molto da imparare. Il modo che guardano mi ricorda i tirocinanti di Mossad e degli altri servizi di intelligenza di Israele che inviavano ad osservarci in carcere: Uno sguardo esplorativo, ma anche significativamente stranito verso l' "Altro" - un "Altro" che sfida il dominio del regime.
Le ore passano e la compagnia alla piazza si ampia con le persone dei Media. Nei primi collegamenti con la TV in diretta stanno parlando di una "parata privata" - la vera notizia però è che nei chilometri quadrati circostanti esiste probabilmente la più grande concentrazione di forze di repressione registrata nella storia greca degli ultimi decenni.
Lo scenario si completa dalla fila dei veicoli lussuosi, che lasciano navi cariche di dignitari al marciapiede di fronte, dall'arrivo del Presidente e del Primo Ministro. Nella mia mente vengono sparsi i versi del "resistete" di Katsaros Michael: "Resistete a quello che saluta dal podio, ore infinite, le parate .... al presidente della Corte d'Appello resistete ... alle musiche, ai tamburi e le parate ". E ne ha molte le prossime ore. Può essere che i carri armati e gli aerei da combattimento non saranno venuti all'appuntamento, dal momento che non abbiamo manco benzina per muoverli, ma il sorriso del Primo Ministro ti rimborsa. Guardandolo accanto all'arcivescovo sento che lui sia nato per essere presente alle parate militari. Posso immaginarlo in un film in bianco e nero nel Cile di Pinochet o nella Turchia di Evren, di essere fiero per l'imposizione del neo-liberismo sotto le tracce dei carri armati. I tempi sono cambiati però. Come ci ha spiegato, poco tempo fa, Naomi Klein, quando ci siamo incontrati a New York per le riprese di "Catastroika", quello che un tempo era imposto con la forza delle armi ora è promosso dalla paura del fallimento. "Abbiamo una dittatura e questo è l'unico termine scientifico per descrivere la situazione", mi ha detto pochi giorni fa il professore Spyros Marketos quando l'ho incontrato a Salonicco ... aggiungeva "una dittatura, non deve essere militare, può essere anche bancaria".
La parata si continua. L'esercito passa davanti ai rappresentanti dell'élite economica greca - forse non è questo che ha sempre fatto?
Un movimento improvviso dei giornalisti interrompe i miei pensieri. La parata è finita e Papoulias (spiegazione: è il presidente della reppublica) commenta. La sua voce non raggiunge il punto dove mi trovo. Mi chiedo se lui fosse toccato dal fatto che per la prima volta i veterani della guerra non hanno partecipato alla parata (spiego: ogni anno alla parata partecipavano i veterani e i mutilati di guerra. Quest'anno, loro hanno dichiarato che non avrebbero partecipato in segno di protesta). Il resoconto è tragico: loro che hanno dato il loro sangue per una nazione non sono venuti alla parata, la nazione in sé non aveva il permesso di partecipare e gli unici che lo hanno fatto sono stati i politici, i banchieri e i loro pretoriani.
L'immagine della parata di quest'anno non poteva condensare in modo migliore le caratteristiche del sistema che è stato costruito in Grecia negli ultimi due anni: un Non Eletto Primo Ministro-Banchiere che guarda una grande parata sorvegliato da un gigantesco meccanismo di repressione. I cittadini sono assenti e nella loro posizione invece sono solo dei giornalisti prescelti (il commento non va ai colleghi che erano lì, ma ai mezzi che rappresentavano), i quali non hanno alcun diritto di porre domande.
La storia non è nuova. Diversi altri regimi dittatoriali hanno imposto termini uguali nella storia greca. Loro però hanno cercato di costruire un contratto sociale anche se storto e sempre falso. Il regime di Papademos che c'ha da offrire per "indorare la pillola" (significa: fare una cosa male sembrare migliore) del genocidio sociale che esecuta su richiesta delle banche estere e greche?
Andando via ho incontrato l'ultimo gruppo di questa solenne cerimonia. Altri ragazzi e ragazze. Questa volta, si capiva subito che non si trattava di poliziotti in borghese. Lo vedevi dai grandi marchi di famosi stilisti sui loro T-shirt costosi. Erano allegri e un po kitsch, come un poster di... PASP - NDFK per vacanza a Mykonos (spiego: PASP e NDFK sono le associazioni di studenti che si appoggiano dai due piu grandi partiti, PASOK e ND. Spesso loro organizzano feste e vacanze, per attirare gli studenti, a Mykonos e altri luoghi). I applaudatori contemporanei di un regime di tecnocrati.
Una ragazza che chiedeva "dove troveranno il bus che li ha portati" e dove andrano dopo. Ma le mie forze mi avevano abbandonato e la storia non poteva continuare. Vadano dove vogliono. Vadano da dove sono venuti.
Poscritto
PS Tornando a casa ho scoperto che un tweet che avevo pubblicato il giorno precedente aveva causato un grande dibattito. Il Tweet in inglese diceva che il governo greco avrebbe utilizzato cecchini contro i manifestanti.
Le accuse che affrontavo sono varie: che io sono un "giornalista statale" (?) fino alcuna critica interessante. Prendiamo le cose da zero.
La mia fonte d'informazione erano le dichiarazioni rilasciate a NET (spiego: è un canale di TV statale, tipo RAI) dal Vice ministro di protezione del cittadino, Lefteris Economou, che ha anche detto che i cecchini sono stati utilizzati anche in passato. Cioè non si tratta di una diffusione di informazioni segrete, come sono stato accusato, ma di una riproduzione di una dichiarazione pubblica fatta dalle labbra più competenti possibile. Come mi sono informato il fatto ha provocato la reazione di Syriza (Syriza = un patito di sinistra) che ha dichiarato che con il presente regime non si può andare alle elezioni.
Il fatto che il ministro ha chiarito che i cecchini non sono destinati per i cittadini, ma per i "terroristi" mi lascia consapevolmente indifferente. Durante l'ultimo decennio, i governi del PASOK e ND hanno ripetutamente chiamato le persone che protestano come vagabondi, provocatori, estremisti o terroristi (il caso degli studenti di scuola a Larissa (= una Città) che sono stati giudicati ai sensi della legislazione antiterroristica è forse l'esempio più tragico).
Altri mi accusano perché ho scritto il messaggio in inglese, osservando che in questo modo voglio presentare la Grecia come una dittatura. Hanno assolutamente ragione perché questo è esattamente ciò che volevo fare. Se alcuni si vergognano di vivere in un paese dove i ministri implicitamente minacciano le persone con cecchini meglio che si occupino per cambiare il Paese.
Nello stesso modo, la logica dei media dominanti che i greci dovrebbero sedersi tranquillamente (senza scioperi, proteste, ecc) perché facciamo una brutta figura all'estero mi provoca sensazioni di disgusto indicibili. Coloro che scambiano la libertà con la bella figura esterna, non meritano nessuna delle due.
Interpretando male ciò che ho detto, alcuni, aspettavano qualche spargimento di sangue per le strade di Atene, e hanno creduto che, siccome questo non c'è stato l' informazione era falsa. Ma quando diciamo che un governo utilizzerà uno specifico gruppo di forze di repressione significa che saranno mobilitate, non che siano costretti anche di svuotare i loro fucili. Nello stesso modo, quando diciamo che saranno utilizzati i cani della polizia per un lavoro non significa che per forza ci morderanno.
A questo punto, veniamo al nocciolo della questione il quale si collega strettamente con le caratteristiche speciali dei cecchini. Queste squadre funzionano bene e fanno il loro lavoro meglio quando sono invisibili. Così, quando un ministro si riferisce a loro lo fa con l'unico scopo di terrorizzare i suoi avversari - in questo caso, e seguendo il ragionamento sviluppato, i cittadini greci. Il senso di un'arma invisibile che ti si può piantare una pallottola in qualsiasi momento si riferisce direttamente ai cecchini di Sarajevo, o peggio ancora del dicembre di 1944 (=anno di inizio della guerra civile in Grecia).
E così arriviamo ad accogliere la critica veramente costruttiva che dice che, riproducendo le dichiarazioni sui cecchini, in realtà ho rafforzato un meccanismo di terrorismo dei cittadini. Anche se non posso scusarmi perché ho riprodotto una notizia (ricordiamo che era una informazione pubblica e non una segreta), comprendo pienamente la logica della critica. Il problema qui è che non so più quali sono i limiti del autoritarismo di questa Giunta Bancaria e del regime che ci ha portato a questo punto.
Pensate a quanto sarebbe stato assurdo, prima del dicembre di 2008, accusare gli studenti come terroristi. Chi avrebbe mai creduto qualche anno fa che Chryssochoidis (Ministro di "protezione del cittadino") avrebbe imposto gli arresti preventivi negando il principio stesso di habeas corpus per portare la Grecia allo status giuridico dello Stato medievale, perché é logico che la polizia getta 2000 gas lacrimogeni in una piazza ed è eccessivo per un giornalista di giocare una dichiarazione ministeriale sui cecchini? Mentre i piu famosi rappresentanti della Stampa minacciano indisturbati ora con lo spettro della guerra civile, noi dobbiamo ignorare le minacce di violenza del governo?
Queste persone sono senza scrupoli e solo in quanto tali possono e devono essere trattati.
Il 25 marzo è la nostra celebrazione e ce l'hanno privata. Non è una celebrazione di riconciliazione nazionale e di amore e di fiori. È la celebrazione di una rivoluzione che è nata per vincere non solo una potenza straniera, ma soprattutto i "kotsampasides" (=classe alta e ricca della società greca di quel tempo, capi) Greci. È la celebrazione di Georgios Karaiskakis (uno dei capi della rivoluzione) che cadde da un proiettile greco sussurrando "se mi guarisco lo rovino io quello che mi ha sparato, se moio non mi frega un cazzo." E' la celebrazione di Theodoros Kolokotronis (un altro capo) che ha dichiarato guerra alle persone che dicono sempre "si" gridando "ascia e fuoco a quelli che si piegano". E quelle dittature che hanno cercato di usare la fiamma di questa rivoluzione per rafforzare i loro credenziali nazionali e patriotici alla fine sono stati bruciati dalla stessa fiamma.
E' sempre il vecchio blog, morto mesi fa' dalla routine della vita quotidiana, ma rinato dalle ceneri del fuoco acceso al centro di Atene, il 12 Febbraio 2012... Mio modo di comunicare con voi cari amici...

MA OK....!
venerdì 30 marzo 2012
mercoledì 7 marzo 2012
ecco una cosa che si organizza fra pochi giorni:
"Assemblea transnazionale – Prossimamente nella tua città!
Sebbene i governi e le istituzioni dell’Unione Europea confinino ripetutamente la crisi al caso “eccezionale” della Grecia, lo stato di emergenza sembra essere lo spettro che si aggira per l’Europa. Pare che in una delle aree più ricche del globo, nessuno riesca a vivere con i propri mezzi e l’austerità sia la sola via per salvare ciò che è stato costruito per decenni; un salvataggio per annegamento, costruire attraverso la demolizione è il dogma dell’ortodossia politica ed economica.
Sebbene diverse forze politiche avessero previsto in molti casi i tragici risultati di questa specifica forma di sviluppo che il regime di accumulazione postfordista e la finanziarizzazione dell’economia avrebbero scatenato per l’intera società, sembra che il sentire generale, perfino tra i più radicali, sia dominato da un certo torpore. Sembra che la conferma della predizione si ripeta sempre e solo come tragedia.
La Grecia, comunque, pare essere il luogo per eccellenza, dove questo tornado devasta salari, pensioni, garanzie sociali, in breve tutte le strutture del welfare e i diritti politici che erano sopravvissuti dal compromesso del dopoguerra. L’esperimento greco per la messa a punto del futuro europeo prende forma in modo chiaro e inequivocabile.
Tuttavia, a parte l’imposizione orchestrata dal governo greco, il saccheggio da parte di Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale di qualsiasi segno di dignità, materiale e simbolico, reale e illusorio, sembra che a essersi intensificati in questa guerra dichiarata siano innanzitutto le risposte degli oppositori. La continua escalation delle lotte sociali contro la mostruosità delle ricorrenti misure di austerità partoriscono sempre più numerosi e indignati mostri del rifiuto.
Sembra che la resistenza non sia sufficiente, né la fuga. Ciò che è stato dimostrato ripetutamente negli ultimi due anni è che la questione (im)posta da innumerevoli soggettività non è la resistenza contro gli attacchi, né la costruzione di alternative di evasione: è semplicemente e puramente il rifiuto non formulato e senza parole, perciò inafferrabile, imprevedibile e temibile.
Come parte anonima, senza forma e senza possibilità di essere messa in forma di questo movimento non rappresentabile, invitiamo tutti coloro che sono parte di questo disperso, disorientato e confuso pensiero e azione di strada a venire e formare una due giorni di assemblea aperta ad Atene, dove i mostri della crisi dal sud Europa globale (da Londra a Madrid e da Berlino a Roma), così come le sollevazioni e insurrezioni in Nord Africa, possono condividere esperienze e idee per contaminare ulteriormente i diseredati europei con una rabbia senza speranza e una paura speranzosa.
Dopo la manifestazione del 5 maggio 2010 ad Atene, l’Economist ha pubblicato in prima pagina un’immagine di Atene con il titolo “Arriva in una città vicina a voi?”. Oggi possiamo sostituire il punto interrogativo con un punto esclamativo. Le reti che collegano Syntagma con Tahrir, Barcellona, Londra o New York sono più forti che mai, come una catena di eventi, occupazioni, manifestazioni, iniziative per un rifiuto collettivo e senza mediazioni che diviene transnazionale.
Invitiamo individualmente e collettivamente a partecipare all’assemblea per pensare in comune come possiamo disperdere questo rifiuto assoluto e trovare strade per agire insieme contro il dogma economico e politico della crisi attraverso gli esistenti confini nazionali, economici e politici. Il nostro obiettivo è di aprirsi alle varie forme di rifiuto attivo e assoluto che emergono nelle nostre interconnesse vite quotidiane, e di creare tempi e spazi comuni di lotte, pratiche e azioni.
Atene, 21-22 marzo 2012
Teatro occupato Empros
Riga Pallamidou 2, Psyrri"
"Assemblea transnazionale – Prossimamente nella tua città!
Sebbene i governi e le istituzioni dell’Unione Europea confinino ripetutamente la crisi al caso “eccezionale” della Grecia, lo stato di emergenza sembra essere lo spettro che si aggira per l’Europa. Pare che in una delle aree più ricche del globo, nessuno riesca a vivere con i propri mezzi e l’austerità sia la sola via per salvare ciò che è stato costruito per decenni; un salvataggio per annegamento, costruire attraverso la demolizione è il dogma dell’ortodossia politica ed economica.
Sebbene diverse forze politiche avessero previsto in molti casi i tragici risultati di questa specifica forma di sviluppo che il regime di accumulazione postfordista e la finanziarizzazione dell’economia avrebbero scatenato per l’intera società, sembra che il sentire generale, perfino tra i più radicali, sia dominato da un certo torpore. Sembra che la conferma della predizione si ripeta sempre e solo come tragedia.
La Grecia, comunque, pare essere il luogo per eccellenza, dove questo tornado devasta salari, pensioni, garanzie sociali, in breve tutte le strutture del welfare e i diritti politici che erano sopravvissuti dal compromesso del dopoguerra. L’esperimento greco per la messa a punto del futuro europeo prende forma in modo chiaro e inequivocabile.
Tuttavia, a parte l’imposizione orchestrata dal governo greco, il saccheggio da parte di Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale di qualsiasi segno di dignità, materiale e simbolico, reale e illusorio, sembra che a essersi intensificati in questa guerra dichiarata siano innanzitutto le risposte degli oppositori. La continua escalation delle lotte sociali contro la mostruosità delle ricorrenti misure di austerità partoriscono sempre più numerosi e indignati mostri del rifiuto.
Sembra che la resistenza non sia sufficiente, né la fuga. Ciò che è stato dimostrato ripetutamente negli ultimi due anni è che la questione (im)posta da innumerevoli soggettività non è la resistenza contro gli attacchi, né la costruzione di alternative di evasione: è semplicemente e puramente il rifiuto non formulato e senza parole, perciò inafferrabile, imprevedibile e temibile.
Come parte anonima, senza forma e senza possibilità di essere messa in forma di questo movimento non rappresentabile, invitiamo tutti coloro che sono parte di questo disperso, disorientato e confuso pensiero e azione di strada a venire e formare una due giorni di assemblea aperta ad Atene, dove i mostri della crisi dal sud Europa globale (da Londra a Madrid e da Berlino a Roma), così come le sollevazioni e insurrezioni in Nord Africa, possono condividere esperienze e idee per contaminare ulteriormente i diseredati europei con una rabbia senza speranza e una paura speranzosa.
Dopo la manifestazione del 5 maggio 2010 ad Atene, l’Economist ha pubblicato in prima pagina un’immagine di Atene con il titolo “Arriva in una città vicina a voi?”. Oggi possiamo sostituire il punto interrogativo con un punto esclamativo. Le reti che collegano Syntagma con Tahrir, Barcellona, Londra o New York sono più forti che mai, come una catena di eventi, occupazioni, manifestazioni, iniziative per un rifiuto collettivo e senza mediazioni che diviene transnazionale.
Invitiamo individualmente e collettivamente a partecipare all’assemblea per pensare in comune come possiamo disperdere questo rifiuto assoluto e trovare strade per agire insieme contro il dogma economico e politico della crisi attraverso gli esistenti confini nazionali, economici e politici. Il nostro obiettivo è di aprirsi alle varie forme di rifiuto attivo e assoluto che emergono nelle nostre interconnesse vite quotidiane, e di creare tempi e spazi comuni di lotte, pratiche e azioni.
Atene, 21-22 marzo 2012
Teatro occupato Empros
Riga Pallamidou 2, Psyrri"
Iscriviti a:
Post (Atom)